Le nostre vigne sono ubicate sulle colline di Muscoline e di Polpenazze del Garda e si fondono perfettamente con il paesaggio, creando per i visitatori accostamenti mozzafiato. Ma per noi quelle terre rappresentano tutta la passione per le uve. Sentiamo il patto con la natura, assaporiamo l’esito di un lavoro il cui frutto profuma di mosto, osserviamo il risultato di una tradizione che non invecchia mai.
Il vino è arte perché racchiude al suo interno la storia di un popolo, la cultura, la tradizione, esprime l’essenza e la passione di un lavoro. Da questo presupposto, ci impegniamo a creare un prodotto che trasmetta emozioni, evochi sensazioni a chi ne viene in contatto. Assaporare il vino Bottenago significa lasciarsi trasportare dalle sensazioni di estasi e serenità.
I vigneti di Muscoline presso la località Brassina: la peculiarità del terreno, ricco di scheletro e la conformazione collinare a ridosso del Lucone, caratterizzano i nostri vini bianchi e delineano i loro tratti distintivi.

Questo corpo è caratterizzato da elevata variabilità sia in termini di caratteristiche dei suoli che di pendenze. In termini generali questa area è caratterizzata dalla presenza di suoli ringiovaniti con grana grossolana, scheletro abbondante e ricchi di sostanza organica. Principalmente è collocato nell’ambiente dei rilievi collinari morenici wurmiani riconducibili alla fase di Solferino, costituiti da cordoni morenici dilavati e da depressioni antimoreniche (depositi fluvioglaciali). In questo ambiente i processi di erosione e deposizione e il rimaneggiamento antropico hanno intaccato l’originaria copertura pedologica differenziandola in suoli dalle caratteristiche alquanto contrastanti anche a brevi distanze. Sostanzialmente abbiamo una spiccata variabilità dei terreni infatti vi sono porzioni con uno scheletro abbondante, tessitura grossolana e scarsamente calcarei a porzioni poco ricchi di sostanza organica e molto calcarei già in superficie. Spostandosi anche di pochi metri troviamo suoli evoluti, profondi, franco-sabbiosi ghiaiosi. Generalmente possiamo parlare di terreni vocati alla coltivazione vitivinicola in quanto ricchi di scheletro, con tessitura franco sabbiosa e una buona disponibilità di calcare. In tutti questi suoli la bassa fertilità, un elevato deficit traspirativo nel periodo estivo garantiscono produzioni di elevatissima qualità.
Il vino è arte perché racchiude al suo interno la storia di un popolo, la cultura, la tradizione, esprime l’essenza e la passione di un lavoro. Da questo presupposto, ci impegniamo a creare un prodotto che trasmetta emozioni, evochi sensazioni a chi ne viene in contatto. Assaporare il vino Bottenago significa lasciarsi trasportare dalle sensazioni di estasi e serenità.
Dolci colline, larghe spianate, fertile vigore di terreni ricchi di un passato contadino culla di una storia che iniziata coi romani mai doma, un passato di vigneti narrato dai mille nomi che ricordano le origini.

Secondo la relazione Geologica del Piano di Governo del territorio del Comune di Polpenazze del Garda i suoli appartengono ai depositi fluvioglaciali ghiaiosi sabbiosi e ai depositi morenici di cordone. La cartografia potrebbe non aver rilevato correttamente i suoli aziendali situati sul versante ovest della morena di Bottenago che, per caratteristiche sembrano appartenere ai depositi fluvioglaciali. Secondo la zonazione aziendale effettuata, il suolo è ricco di sostanza organica, con profondità limitata dal substrato molto calcareo, a tessitura grossolana e ricco di scheletro. Questo suolo (Typic Hapludoll loamy skeletal, mixed, superactive, mesic) è riconducibile ai suoli TIR1 della Carta dei suoli dell’ERSAL è costituito da un sottile orizzonte superficiale, ricco di sostanza organica, che giace direttamente sul substrato inalterato, con scheletro molto abbondante e tessitura grossolana, che limita la possibilità di approfondimento radicale. Deriva verosimilmente dalla recente messa a coltura di superfici boschive (da cui la ricchezza di sostanza organica in superficie) su depositi morenici dilavati. La pietrosità superficiale è abbondante.
Monete, monili ed oggetti della vita quotidiana risalenti all’epoca romana sono stati ritrovati sul suolo di Bottenago. Alcuni di questi, più di altri, hanno scatenato la fantasia della tradizione bresciana, dando vita a leggende e credenze. Ne sono un esempio le tessere di mosaico che i contadini, arando il terreno, avevano inspiegabilmente sparpagliato negli anni e che ispirarono il mistero della grande croce di marmo.
Si narra che il suolo di un campo fosse costellato, in superficie, da “dadi” di marmo bianco e alcuni contadini di Bottenago fossero curiosi di verificare cosa vi si nascondesse sotto. Picconi e vanghe alla mano, iniziarono a sondare il terreno alla ricerca di qualche manufatto. Fu così che si imbatterono in qualcosa di estremamente duro e, presi dal desiderio ardente della scoperta, allargarono lo scavo. Davanti a loro si presentò una grande croce di marmo bianco, talmente perfetta e raffinata che nessuna mano umana avrebbe mai potuto scolpirla. Il sentimento di eccitazione si mutò preso in angoscia, consapevoli di aver compiuto un atto profano. Si affrettarono quindi a riseppellirla, giurando di mantenere per sempre il segreto sul luogo del ritrovamento. Che significato avesse questa croce non è noto, tuttavia si dice che qualcuno abbia tentato di ritrovarla, ma ogni tentativo sia stato vano.
Dalle parole di Claudio Fossati, storico salodiano, evinciamo la leggenda del Lago Lucone, a cui la tradizione ha corredato un finale misterioso.
In un bacino cinto da boscose pendici, probabilmente il cratere di un vulcano, si trovava un laghetto, a fianco del quale si levava la chiesa di S. Pietro in Lucone. Si narra che un tempo, in mezzo al lago, sorgesse un palazzo in cui libagioni, libidine, ebbrezza, balli osceni con donne seminude arricchivano le giornate dei personaggi che vi si riunivano, dediti a cacce, spassi mondani e vizi scandalosi. Sconvolto da tanto peccato, il Rettore della chiesetta di S. Pietro pregò il Signore affinché ponesse rimedio. Egli mandò quindi il Suo angelo che avvertì una vecchietta, intenta a raccogliere legna nel bosco di Brassina, di ritornare sui suoi passi e non volgere lo sguardo al palazzo, perché stava per scendere su di esso la Giustizia Divina. Tuttavia, presa dallo stupore, ella si voltò a guardare, appoggiando la mano destra su un enorme masso morenico per sorreggere l’incredulità a cui stava assistendo: il palazzo sprofondava nelle acque del lago tra fiamme e bitume bollente. Ma, poiché ebbe disubbidito al Signore, morì anche lei insieme ai peccatori. La tradizione locale afferma che l’impronta della sua mano rimase impressa in profondità su quel masso, come testimonianza del castigo divino. Invano si è andati alla ricerca, nel bosco, del grande masso morenico con l’impronta della mano.
“Da quel giorno il lago fa affiorare sulle sue rive le pietre, gli embrici, i vasi, le lapidi con misteriose parole, le olle, le lucerne e tutto quanto apparteneva a quest’edificio sprofondato, perché ciò che il fuoco non distrusse, sia disperso dall’aratro e dalla vanga del contadino”.

Alcuni storici sostengono che il toponimo “Valtenesi” derivi da Vallis Atheniensis, riconducibile allo stanziamento di coloni ateniesi, mentre altri ne fanno risalire l’origine all’antica Pieve, detta Tenense, da cui venne denominato tutto il territorio circostante. Quello che è certo è che la zona è ricca di storia, a cui si collega la tradizione per la coltura della vite, presente sul territorio fin dai tempi antichi. Territorio collinare della sponda gardesana sud-occidentale, è famosa per la produzione di vini ed oli pregiati, la posizione e i punti di interesse storico.
Bottenago è una frazione del comune di Polpenazze del Garda e vanta una superficie di circa 162 ettari.
Testimonianze archeologiche attestano che il territorio fu un podere romano, affiancato da un complesso edilizio che, dalla via Gallica, portava alla riviera Salodiana.
Un passo storico di fondamentale importanza per lo sviluppo del litorale sud-occidentale fu compiuto dai romani che, per agevolare il passaggio di merci, magistrati ed eserciti, crearono costantemente delle vie di comunicazione.
Fra queste rivestì un ruolo strategico la via Gallica che attraversava la Gallia Transpadana e lambiva il Benaco. Infatti, a partire dal 388 a.C. diverse tribù di Galli attraversano i passi alpini in cerca di terreni da dissodare e mettere a coltura e si stanziano per la maggior parte nella pianura padana.
Il concetto di terroir non è ascrivibile al mero concetto di territorio o di terreno. Questo termine francese evoca una zona in cui l’attività congiunta di condizioni atmosferiche, capacità del terreno, altitudine, esposizione, tradizione e operato dell’uomo permettono ad un vino di essere identificabile. È tangibile, reale, concreto, riflesso nella dimensione culturale della comunità abitante. Per la Cantina Bottenago “terroir” significa trovare l’essenza del vino, coltivare un terreno sano, crescere piante pregiate, avere passione e amore per la cultura del territorio. È l’importanza di creare un vino che rifletta il territorio grazie a caratteristiche inimitabili e riconoscibili.